CALL CENTER: PRESENTATA LA PROPOSTA DI LEGGE DAMIANO-VICO

Presentata questa mattina nella sede del Pd in via Capotaglia a Taranto, la proposta di Legge presentata dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano e dal deputato tarantino, Ludovico Vico, sul tema dei call-center e sul difficile percorso verso la regolamentazione del mercato del settore. I dati sull’occupazione parlano chiaro – dice Vico -. I recenti dati Istat delineano una disoccupazione record in Italia ad aprile di quest’anno: il tasso ha raggiunto l’8,9, ancora in crescita rispetto all’8,8% di marzo. Il dato peggiore dal quarto trimestre del 2001, che diventa drammatico se riferito all’occupazione giovanile, con quasi un terzo dei ragazzi tra i 15 e i 24 senza lavoro. Dall’aprile 2009 allo stesso mese del 2010, il numero di occupati in Italia e’ ulteriormente diminuito di 307 mila unita’. All’interno di un quadro complessivo che si profila come gia’ problematico, va evidenziato il dato dei lavoratori temporanei o con contratti atipici, primi a essere colpiti dalla crisi e dalla contrazione occupazionale – affermano i responsabili del PD. Secondo alcune stime, i lavoratori precari in Italia ammonterebbero a circa due milioni e ottocento mila, secondo altre addirittura a oltre 4 milioni. Un lavoratore su otto, dunque, nel nostro Paese e’ precario.  In questo quadro, un ambito di intervento che ha visto registrare significativi consensi delle parti sociali piu’ avvertite, e’ stato quello del contrasto di pratiche contrattuali elusive nel settore dei call center e, piu’ in generale, dei servizi alle imprese e alle amministrazioni. Settore dove appunto la proposta di legge Damiano-Vico interviene. Il settore vive una profonda crisi – avverte Vico – proprio perche’ i call center che hanno proceduto alla stabilizzazione dei dipendenti, come nel caso di Teleperformance a Taranto, oggi vivono sulla propria pelle la concorrenza sleale che viene anche da pseudo call-center nati nei sottoscala e che non rispettano nessuna regola e nessuna norma sia in tema di lavoro che in tema di contratti. Come si ricordera’, – ricorda ancora Vico – con le circolari del Ministero del lavoro n. 17 del 2006 e la n. 4 del 2008 si delineo’ un chiaro quadro di riferimento per una corretta definizione delle condizioni per l’ammissibilita’ del ricorso alla forma contrattuale della collaborazione a progetto di cui all’articolo 61, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 per alcune tipologie di attivita’, utilizzata in forma surrettizia anche qualora le caratteristiche della prestazione e dell’organizzazione produttiva avrebbero dovuto essere ricondotte al lavoro subordinato. Anche grazie alle suddette indicazioni, molte realta’ economiche accedettero all’opportunita’ di procedere alla stabilizzazione o alla trasformazione dei rapporti di lavoro in essere, avvalendosi delle forme di incentivazioni previste dall’ordinamento, in particolare dalla legge 29 dicembre 1990, n. 407. I successivi interventi ministeriali volti a limitare la portata delle precedenti indicazioni pero’ non hanno contribuito alla definizione di un quadro consolidato di contrasto al ricorso improprio di forme contrattuali atipiche, indirettamente favorendo quelle imprese che hanno preferito forzare l’applicazione dell’istituto del contratto a progetto, al fine di ridurre i costi e il livello di garanzie dei propri lavoratori, cosi’ precostituendo le condizioni per un’offerta viziata da un indebito vantaggio competitivo.  In questa chiave – spiega Vico – anche le amministrazioni pubbliche hanno offerto un improprio avallo, ricorrendo alla pratica dell’appalto al massimo ribasso, prescindendo dalla verifica della corretta applicazione degli istituti contrattuali da parte delle imprese concorrenti per l’assegnazione di una commessa di beni o servizi. La proposta di legge firmata da Damiano e Vico tende ad invertire la rotta. Vogliamo offrire una solida base di riferimento per la prosecuzione delle azioni di contrasto alla precarieta’ e per l’affermazione delle buona e stabile occupazione, prevedendo, in primo luogo la prosecuzione, con effetti decrescenti, del sistema di incentivazione contributiva per le imprese che hanno aderito a programmi di stabilizzazione del proprio personale – afferma il deputato del PD Vico – proponendo inoltre una nuova disposizione da inserire nel codice dei contratti pubblici, volta a escludere che, nella determinazione del prezzo piu’ basso richiesto dalle amministrazioni pubbliche per l’assegnazione di una commessa di beni e servizi, vengano esclusi i costi relativi alle retribuzioni del personale, stimati sulla base dei livelli della contrattazione nazionale di riferimento, nonche’ i costi relativi agli adempimenti previsti per i rispetto delle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ di tutta evidenza l’importanza di tale misura, attualmente, infatti, proprio le amministrazioni pubbliche, formulando richiesta di offerte economiche piu’ competitive sul piano dei prezzi, rischiano di favorire e premiare quelle imprese che operano una concorrenza sleale, improntata sul mancato rispetto dei contratti e delle disposizioni di legge.

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