FIOM:IL PARTITO SIA UN COLLEGAMENTO TRA LA POLITICA E LA SOCIETA’

Una grande manifestazione popolare e pacifica che ha smentito tutti i profeti di sventura. Resto convinto e le mie convinzioni si rafforzano dopo la giornata di oggi, della necessita’ della nostra presenza, come esponenti del Pd, alla manifestazione. Il nostro partito deve stare, con le sue posizioni, la’ dove ci sono i lavoratori organizzati dai sindacati confederali di Cgil, Cisl, Uil. Dobbiamo essere capaci di ascoltare i problemi e le ansie di chi vive in prima persona gli effetti della crisi. Dobbiamo portare le nostre proposte, ricercare la sintesi e mantenere un costante ponte di collegamento tra la politica e la societa’.Una delle domande della manifestazione era quella di migliorare gli strumenti della democrazia sindacale. A questa domanda la politica deve dare una risposta partendo dal documento unitario di Cgil Cisl Uil del 2008, che indica la strada piu’ idonea per certificare la rappresentativita’ del sindacato. Quelle indicazioni possono essere tradotte in una legislazione di sostegno e proprio per questo il Partito Democratico ha gia’ presentato in Parlamento proposte di legge che vanno in questa direzione.

Una Risposta

  1. LA GLOBALIZZAZIONE NON BUSSA ALLA PORTA… LA SFONDA

    Per anni abbiamo parlato di globalizzazione come di un fenomeno che avrebbe messo tutti in condizione di migliorare le proprie condizioni di vita. L’apertura dei mercati, l’abbattimento dei confini, la cancellazione delle barriere tra stati e tra continenti, promettevano crescita economica e benessere generalizzato.
    Tutto questo non è avvenuto.
    La globalizzazione non bussa alla porta, la sfonda. Oggi possiamo dire che l’ha sfondata.
    La globalizzazione è un fenomeno che non è stato guidato, non regolato e apparentemente non regolabile. Eppure è un fenomeno che oggi più che mai ha schiacciato chi è più indifeso, chi è più piccolo, chi aveva delle certezze ed oggi non ne ha più. La globalizzazione l’abbiamo vista nella crisi dei mercati finanziari poi diventata crisi economica, la globalizzazione l’abbiamo vista nelle ricette per contrastare la crisi, nei sostegni alle banche e ai grandi colossi finanziari. La globalizzazione come opportunità per una grande azienda di spostare la produzione in un paese dove il costo del lavoro è più basso e le tutele dei lavoratori altrettanto basse. Ma non abbiamo visto la globalizzazione per le vittime della crisi. Abbiamo visto un paese come gli Stati Uniti nazionalizzare le banche ma non abbiamo visto un paese che assumesse come priorità la tutela degli uomini e delle donne che oggi vivono con disperazione la loro incertezza. POMIGLIANO e l’accordo separato sul contratto in deroga segna forse in maniera plastica il dramma del nostro tempo. Scegliere tra lavoro con meno diritti e non lavoro. Dove sta la scelta? Attribuire grande valore di modernità all’’accordo di Pomigliano al fine di poterlo adottare come modello valido per altre realtà in crisi. Questa è la competitività sul costo del lavoro. Eppure le alternative sono difficili da individuare. Provo invidia verso coloro che hanno un’idea apparentemente risoluta. L’alternativa passa a mio avviso da tanti centri di decisione che non mi pare cosi a portata di mano e così semplice. Intanto ai lavoratori che hanno votano si al referendum di Pomigliano cosa rimproverare? E coloro che si rifiutano di soccombere al ricatto di Marchionne cosa rimproverare? Si può sottolineare che oggi Marchionne detta le regole perché il Governo che dovrebbe tutelare interessi generali del paese e che dovrebbe ridurre il divario che c’è tra lo strapotere di Marchionne e la debolezza della posizione dei lavoratori, pensa bene di rafforzare la posizione del Datore di lavoro. Dall’altro, all’imprenditore che deve fare profitto come costringerlo a mantenere una produzione la dove vi sono condizione più sfavorevoli?
    Noi che facciamo politica dobbiamo dare risposte e non porre altri interrogativi. Sta proprio qui il problema del partito democratico. Noi ai lavoratori non siamo in grado di dare risposte in grado di essere tramutate in fatti concreti.
    Basta essere con il popolo che ha manifestato a Piazza S. Giovanni per il cambiamento se poi non siamo in grado di realizzarlo?
    Pomigliano non è così lontano da noi, Pomigliano rischia di diventare un modello negativo tutto a carico del segmento debole della società, i lavoratori. Per invertire questa condizione bisogna partire dalla globalizzazione che ha già sfondato la porta e che adesso dobbiamo riportare fuori e guidarla in modo che essa crei meno disuguaglianze e più opportunità. Bisogna riprendere un principio solidaristico che è fondamento della nostra cultura, la distribuzione delle ricchezze, la giustizia sociale, ed il merito. Se il merito non è accompagnato dalla garanzia che tutti possano avere opportunità pari allora prima o poi il disagio sociale si trasformerà in conflitto sociale, anzi già siamo nel pieno del conflitto sociale. Forse la verità sta nel fatto che le politiche degli stati nazionali sono insufficienti per guidare fenomeni che sono sovranazionali e pertanto l’Europa ritorna ad essere sempre di più il tema su cui dobbiamo puntare ma anche questa riflessione risulta debole in una repubblica televisiva dove le risposte devono avere una tempistica mediaticamente efficace e conforme al sondaggio della settimana.

    Messina 20.10.2010

    Giuseppe Grioli
    Segretario Comunale PD Messina

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